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GIOTTO E LA TECNICA DELL’AFFRESCO

In Italia tra il Due e il Trecento la diffusione della decorazione ad affresco, le nuove esigenze della rappresentazione e le ricerche stilistiche di Giotto, portarono anche ad una innovazione del procedere nell’affresco. Fu qui che nacque l’uso della sinopia e il procedere per “giornate” nell’applicare l’intonaco, che sostituì il procedere per “pontate”. Di fatto l’accresciuto valore plastico e spaziale, la cura che si chiedeva per la resa naturalistica, chiedevano un procedere più meditato e lento. La sinopia, ossia il disegno preparatorio sull’arriccio, consentiva una prova generale dell’esito dell’affresco, e una precisa delimitazione degli spazi da coprire con il tonachino (o intonachino) nella giornata. Questa copertura avveniva seguendo alcune linee principali della rappresentazione, così che lo spazio poteva essere limitato quanto si voleva, e lavorarvi a pieno agio.

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In questa foto del Compianto sul Cristo Morto di Giotto, facente parte del ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni di Padova, si può notare la suddivisione in giornate con cui è stato dipinto il cielo.

Giotto, "Compianto sul Cristo morto", 1503-1505 , Cappella degli Scrovegni, Padova
Giotto, “Compianto sul Cristo morto”, 1503-1505 , Cappella degli Scrovegni, Padova

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video: Cappella degli Scrovegni
video: Cappella degli Scrovegni

Nella parte alta della grande navata della Basilica Superiore di Assisi, nelle Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, si assiste significativamente al cambiamento della tecnica del dipinto murale dall’esecuzione a “pontate” a quella a “giornate”. Ciò avvenne nell’ultimo decennio del Duecento insieme all’affermarsi del nuovo senso dello spazio e del volume.

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video: La Basilica di San Francesco ad Assisi (1292-1296)
video: La Basilica di San Francesco ad Assisi (1292-1296)

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